Quello che fa la differenza in tutte le cose sono le motivazioni, e provo ad interpretare il pensiero di un grandissimo talento , divenuto il miglior esterno destro della Serie A, nonché il miglior assist man del campionato, Felipe Anderson.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando in quella finestra di mercato estivo del 2013 venisti per indossare l’aquila sul petto, era il 9 luglio per la precisione, ed eravamo ancora intenti a festeggiare la coppa che con un gol di Lulic al 71° soffiammo agli altri, lontano dal tuo mondo che ti proteggeva , e che tu conoscevi. Hai stentato, ma si percepiva che le qualità erano quelle da giocatore sopra la media, piede fatato, scatto esplosivo, controllo del pallone in corsa con disarmante naturalezza e precisione, dribbling da architetto, tiro potente e velenoso, eri li pronto a stupirci. Nel tuo percorso altalenante sono più le volte che hai deluso i tifosi che quelle che li hai deliziati, fin quando quell’inverno del 2015, allenato da Pioli, e grazie all’infortunio di Cadreva, entrasti con prepotenza nell’elite del calcio italiano come calciatore.

Ti caricasti la Lazio sulle spalle a suon di gol, con il tuo talento, e con tanta rabbia covata dentro dovuta al periodo di adattamento che sembrava non finisse mai, cominciasti ad inanellare delizie su delizie, perle su perle, giocate che portarono ai complimenti anche il tuo ex compagno di squadra Nejmar. Un incanto vederti pattinare sull’erba, prenderti gioco dei tuoi avversari che inermi non potevano far altro che osservarti mentre andavi a concludere a rete , o servire un assist. Decidesti quasi solo in quella stagione la qualificazione ai preliminari di champions della Lazio, ma poi l’anno seguente il tuo fragile carattere tornò a prendere il sopravvento sulle tue motivazione, e ti facesti schiacciare dalla audacia di Candreva, e non reggesti la competizione con uno spogliatoio che ormai aveva preso la via del declino.

Insomma terminò un anno di alti e bassi quello del 2016, il campionato che doveva consacrarti fu il campionato che ci riconsegnò un Brasiliano pieno di timori e nostalgia incapace di lottare per il suo vero obbiettivo, la Nazionale. Quella selezione che però in quella estate contribuisti a fargli vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi, unico giocatore del campionato di serie a che si è fregiato di questo traguardo sportivo. Arriva Inzaghi, è avviene la magia tattica, tu capisci che non c’e’ più nulla da attendere, Candreva non c’e’, e tu ti metti a disposizione del giovane tecnico biancoceleste, e da subito torni a stupire la tua gente, ma ancora meglio,fai innamorare gli esteti del calcio con le tue intuizioni di sviluppo tattico sul campo, interpreti al meglio il volere del tecnico mettendoci quel quid in più che ti ha reso letale per molte difese avversarie.

Ma poi non capisco cosa hai avuto, un reflusso di posizione, forse delle richieste esasperate che non ti sono piaciute, o forse il tuo labile carattere è tornato ad impossessarsi del tuo genio calcistico, insomma Felipe ad aprile con l’arrivo della primavera sei sparito, perché? Eri allettato da offerte di club stranieri? Eri infastidito, e questo si percepiva con il tuo atteggiamento passivo sul campo, un vero sacrilegio, una fatica vederti camminare su quel campo che fin qualche mese prima avevi bruciato tra scatti, e rinculi difensivi. L’unico brasiliano a soffrire di Saudade all’arrivo della bella stagione? È quello che ci siamo chiesti un po’ tutti insomma, questa tua apatia non mi è piaciuta, come non è piaciuta a tutte le persone che ti hanno ammirato. Ma la vita ti da sempre un’altra opportunità, figuriamoci lo sport dove le stagioni si ripetono inesorabili, e il prossimo anno in Russia si disputerà il massimo evento calcistico del pianeta, i Mondiali di calcio 2018.

Felipe apri gli occhi, addrizza le antenne , tieni ferme le tue debolezze , le tue paure, ragiona e prenditi in mano la tua carriera decidendo finalmente di fare quello scatto in più che ti permetterebbe di prenderti la tua Nazionale di calcio, quella Brasiliana. Rendi grande la Lazio, fai impazzire la gente che ti vuole bene, concentrati, e fai esplodere il tuo talento in un tourbillon di giocate a sensazione, torna al servizio della squadra, e la squadra si porrà al servizio del tuo immenso essere giocatore. Volere è potere, soprattutto quando esiste una struttura, ancora da terminare, ma tu Felipe quando scendi in campo con i crismi giusti non hai eguali, manchi di quella tigna, di quella rabbia, di quella voglia di far male pur di segnare. Questa stagione se metterai dentro tutto quello per cui manchi, sono convinto che “Tite” ti terrà in seria considerazione per farti vivere un sogno, e farti giocare il mondiale da protagonista.

Corri Felipe, non voltarti, corri fin quando non vedi quella palla che si addormenta dentro la rete, corri a prenderti il tuo sogno è li, e noi Laziali saremo felici ed orgogliosi perché un loro

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